La Badia Camaldolese, le Balze di Volterra e la meridiana a piatto del Signor Mannucci

Poco prima di arrivare a Volterra (per la strada da Pisa) si vedono le Balze. Sulla destra, non ci si puo’ sbagliare, si staglia l’antica Badia Camaldolese del  XI secolo, costruita dai Benedettini e passata ai monaci Camaldolesi nel XIV secolo. Dopo la curva a destra  c’e’ un piccolo slargo dove ci si puo’ fermare anche con il camper.

“Facciamo una visita alla Badia e vediamo anche le balze”, ci diciamo.  Delle transenne pero’  ci fanno subito capire che per le balse ci dovremo accontentare della (ben peggiore)  vista vicino all’abitato…mentre un cancello aperto  sulla destra ci fa sperare per la Badia.

L’orario di visita e’ ben lontano ma una persona che si identifica come “l’uomo di fiducia della Fondazione” si offre di farci comunque vedere la Badia. Solo dieci minuti mi raccomando…._MG_3135

Miro Mannucci ci appare subito come una persona di  grande umanita’ e cultura, innamorata del posto che vive immaginiamo anche per lavoro. Una persona con una profonda curiosita’ sulla storia della Badia. Ci spiega dei prodigi ingegneristici per la cattura delle acque piovane in un_MG_3095a grande cisterna sotto il chiostro centrale (in effetti si tratta di un sistema sofisticato che induce una serie di rimbalzi controllati sull’acqua dopo la cattura in canaline sul tetto) .  Le colonne del chiostro, aggiunge con aria sorniona, hanno retto all’urto dei vari terremoti mentre quelle della chiesa no. “Sapete perche?”  I nostri occhi lievemente vacui lo inducono immediatamente  a continuare: “perche’ quelle della chiesa erano di un unico pezzo, estremamente rigido mentre quelle del chiostro sono ottenute con piu’ segmenti impilati, che hanno potuto oscillare senza rompersi!”. Una bella lezione tra  fisica e filosofia.

I monaci Benedettini, ci spiega poi, non usavano la moneta: scambiavano al mercato quello che producevano con quello del quale avevano bisogno, il giusto necessario (non sarebbe una cattiva idea farlo in parte anche noi….) .

Il pezzo forte pero’ arriva alla fine:  sul_MG_3110 pavimento e sui muri nel chiostro troviamo delle linee, dei solchi rettilinei e dei numeri:  “sono per la meridiana a piatto, una delle due esistenti al mondo“.  Miro ci spiega che in Primavera una forte ventata ha strappato la meridiana. Lui, pero’, conosce molto bene la disposizione del cono di luce nel tempo perche’  ne ha registrato la posizione nell’arco di un anno.

La manualita’ e gli   strumenti   _MG_3151tecnici non mancano davvero a Miro perche’  ha ricostruito la meridiana il piatto ormai inutilizzabile con uno perfettamente identico, montato sul la base originale.  “Al solstizio d’estate avrebbero potuto montarla”  ci confida. Speriamo nel prossimo equinozio.

Rientrando passiamo accanto alle balse ma io non indugio perche’ so che abbiamo fatto veramente tardi. “La vuoi fare una foto?” mi chiede sorridendo. “Allora guarda la’”. Io compongo l’inquadratura come piace a me puntando piu’ o meno dove indicava lui. La luce e’ pessima ma lo scatto va fatto. “Fammi vedere, l’hai visto?“.

Dopo sì, in effetti si vede. E’ un volto disegnato sulle balze. Voi lo vedete [in galleria]?

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